giovedì 27 agosto 2015

Splendore stanco

Visto da qui lo splendore pare più accessibile.
Visto da qui il tuo mancarmi spaventa i brividi un poco meno.
Il tuo andartene mi piomba addosso come un maledire con parole astruse e formula stanca.
Non so la chiave che scardini i silenzi né la bussola per riportare a casa i sospiri.
So a malapena il mio canto semplice, so non appena il mio passo dritto.
Non chiedermi l'incantesimo dell'oblio, non pretendere l'accordo del perdono.
Visto da qui il mio caos pare risolvibile.
E la tua assenza un'alba al confine.


( Dal diario della fata. Quello che tiene sul comodino accanto alla sputacchiera in ottone. Quello con la copertina in pelle e graffio.)

lunedì 10 agosto 2015

Profondamente

'Cos'è la leggerezza?', aveva chiesto la fata sdentata ai suoi allievi di Bellezza Ovunque.

'È un volo di libellule!', aveva risposto la giovane illusionista. E tra le mani le frullavano ali.

'È pattinare sulla superficie delle emozioni!', era intervenuto il giocoliere strabico, sfrecciando su un moto di gioia piena e palpitante.

'È un tuffo nello zucchero a velo!', aveva aggiunto dal trampolino l'allegra sirenetta ubriaca del suo stesso ridere.

Intanto la piccola funambola canticchiava una filastrocca buffa che non parlava di niente e lo faceva profondamente. Ignara dell'intorno, coi piedini si lasciava andare a una bossanova di confine, al limitar del rock.
'Brava, la tua risposta è giusta!', la interruppe la fata con piglio soddisfatto.

'Cos'è la leggerezza? È il non chiederselo.'